La settimana scorsa qui a Torino
è arrivata la prima neve della stagione. Una nevicata lieve, della quale il
giorno dopo non c’era quasi più traccia. Niente a che vedere con la tragedia
infinita che sta tormentando in questi giorni le regioni del centro Italia.
Anche la neve in apparenza così soffice e innocua può diventare un terribile
incubo.
Per quanto la neve in città sia
considerata da molti una vera seccatura.. a me piace. Mi piace veder nevicare:
ha iniziato intorno a mezzogiorno, prima pochi timidi fiocchi, poi una nevicata
sempre più consistente. Ero a casa in ferie e dalle finestre della mia cucina
vedevo una girandola leggera di fiocchi fittissimi che cadevano mollemente sui
tetti. Sarà solo un’impressione ma mi sembra che quando nevica il mondo diventi
più silenzioso e tranquillo.
In una giornata così avevo due
possibilità. La prima. Uscire sotto la neve, tanto quando nevica non è mai
troppo freddo, per passeggiare lungo le strade e nei giardini che diventano
poco a poco bianchissimi; dedicare un’oretta di tempo prima che diventi buio a
fare un bel pupazzo, di quelli che si vedono nei disegni dei bambini con una
carota come naso e due grossi bottoni tondi per occhi. Qui dove abito c’è un
piccolo giardino condominiale perfettamente quadrato con un albero di magnolia
al centro e negli angoli due piccole panchine di ferro battuto, che erano
diventati sinuosi arabeschi bianchi. Ma temo che gli altri condomini (tutti
piuttosto seri e severi) non avrebbero gradito un pupazzo proprio al centro del
prato e quindi ho rinunciato e sono passata all’opzione due. Ovvero: restare in
casa e dedicare il pomeriggio a preparare una cena fatta di pietanze calde,
confortevoli e a lenta cottura, di quelle che si possono preparare –
almeno questo vale per me – solo in un pomeriggio di ferie. Una vellutata come
primo piatto e un arrosto ricco con qualche verdura. Piatti che mentre cuociono
diffondono in cucina un piacevole calore e profumo di cose buone. E poi un pane
fatto in casa: un mix di farine diverse e gli avanzi di alcuni barattoli di
semi (lino sesamo e girasole) che erano rimasti da alcune preparazioni
natalizie. Ci è servito come antipasto in attesa che la vellutata si freddasse
un po’ e diventasse commestibile: appena sfornato tagliato in strisce sottili e
condito sul momento con olio extra vergine di oliva e sale nero di Cipro. Sulla
tavola tovaglia e piatti bianchissimi in omaggio alla neve che continuava a
cadere e candele verde bosco per … cambiare un po’!!
PANE QUASI INTEGRALE CON I SEMI
250 gr di farina integrale
120 gr di farina ‘00’
80 gr di farina grano saraceno
300 gr di acqua
7 gr di lievito di birra fresco
1 cucchiaino da caffè colmo di
miele di acacia
30 gr di semi di girasole
30 gr di semi di lino
10 gr di semi di sesamo
5 gr di sale fino
In una brocca sbriciola il
lievito e aggiungi 150 gr di acqua appena tiepida e tutto il miele. Lascia
riposare 10 minuti.
Nel frattempo setaccia in una
ciotola le tre farine, aggiungi i semi e l’acqua con il lievito.
Inizia ad impastare aggiungendo
gradualmente l’acqua rimasta (potrebbe non servire tutta).
Appena l’impasto è lavorabile con
le mani, aggiungi il sale e trasferisci l’impasto su una superficie infarinata.
Impasta almeno una quindicina di
minuti, devi ottenere una pasta elastica (con la planeteria sarebbe necessario
meno tempo ma io ho preferito fare a mano).
Terminata la fase di impasto,
forma una palla e metti il panetto a lievitare in una ciotola pulita, coperta
con un sacchetto di plastica che lasci alla pasta lo spazio per crescere e
lievitare (quindi la plastica non a contatto con l’impasto).
Lascia lievitare in un luogo
riparato fino al raddoppio (io ho impiegato circa tre ore).
Trascorso il tempo di questa
lievitazione, preleva la pasta dalla ciotola e dai al pane la forma che
preferisci. Io non sono molto brava e faccio solo pagnotte tonde con qualche
taglio qua e là, ma si possono ottenere forme bellissime.
Appoggia la pagnotta in una
teglia che possa andare in forno, foderata di carta da forno, copri con un
canovaccio pulito e lascia lievitare ancora un’oretta.
Dopo una mezz’ora accendi il
forno a 220 gradi in modo che il forno sia caldo quando la pagnotta è pronta
per essere cotta.
Cuoci il pane a 220 gradi per
circa 45 minuti (dipende dal forno quindi dopo 35 minuti comincia a controllare
la cottura). Io lo copro con un foglio di alluminio, in modo che non si
scurisca troppo in superficie, il mio forno tende a bruciare. Negli ultimi
dieci minuti elimino l’alluminio e faccio dorare la pagnotta.
Sfornala e lasciala raffreddare
su una griglia.
E’ molto buona e croccante il
giorno in cui viene preparata, a mio parere resiste bene, senza essere
congelata anche per i tre giorni successivi, perde un po’ di croccantezza ma
resta morbida e gustosa.
EASY: come aperitivo improvvisato
come abbiamo fatto noi, condita semplicemente con olio e sale.
CHIC: puoi utilizzarlo come base
per delle tartine: spalma delle sottili fette di pane con poca robiola,
aggiungi sopra un ciuffo di cipolle caramellate e pezzetti di nocciole tostate.
Servi queste tartine con vino bianco frizzante.